Views: 6
Affluenza record, a Trieste, per la giornata inaugurale, al Miela, della 22ª edizione del Premio giornalistico internazionale Marco Luchetta. Lunghe file di spettatori, molti dei quali rimasti fuori dal teatro, per assistere alla consegna del Premio speciale della Fondazione Luchetta a Francesca Albanese e al suo intervento con Paolo De Stefani, docente dell’Università di Padova nella facoltà di Scienze politiche, relazioni internazionali e diritti umani. La relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati difende il suo operato, invita a supportare il movimento in sostegno di quel popolo e denuncia la responsabilità di Leonardo nella fornitura di armi a Israele in violazione del diritto internazionale.
«Lasciatemi esprimere la mia commozione per questo premio – ha esordito Francesca Albanese -. Significa moltissimo per me, per il mio lavoro, per i palestinesi e per quel poco che resta della loro terra occupata. È difficile intravedere la speranza. Sembra che tanta informazione sia intenzionata a spostare l’attenzione da Gaza, che è una scena del crimine. Mancano alla conta decine di miglia di persone. I bombardamenti continuano sulle tende dove i gazawi vivono al freddo, in mezzo all’acqua. Il diritto è lo strumento per camminare verso la pace, per preservarla e prevenire il conflitto. Se si parla di ricostruzione bisogna farlo nel rispetto di una popolazione che è stata trafitta nell’anima. Spero non sia il crollo del diritto internazionale e mi preoccupa l’incapacità di vedere l’infanzia come vittima, mi spaventa la mancanza di empatia nei suoi confronti. Voglio quindi difendere gli studenti che dal 2023 stanno chiedendo il rispetto della legalità. È importantissimo continuare a tenere vivo questo movimento strategico. La pace si costruisce con la pace. Già dal 2022 si stava mirando all’infanzia per minare il diritto a esistere di un popolo. Il mio terzo rapporto, redatto sulle pratiche detentive e presentato nell’ottobre del 2023, era dedicato all’infanzia, per darle voce attraverso interviste raccolte nell’estate di quell’anno. Aveva come titolo Unchilding, una definizione di difficile traduzione che significa privare l’infanzia del suo significato più puro. Significa fare vivere i più piccoli in una condizione di grande precarietà, senza protezione. I bambini sono sempre più esposti agli attacchi dei coloni e dei soldati. Un quadro che è solo peggiorato negli oltre 770 giorni di conflitto. A Gaza la situazione è apocalittica, sono oltre 20mila i bambini uccisi accertati con proiettili al torso e alla testa. Bambini mutilati nel corpo e nell’anima dalle armi che Israele ha dovuto creare e testare sul popolo palestinese e io ho documentato tutto questo».
_____________________________________
Gli ultimi appuntamenti
Si chiude oggi, 23 novembre, la 22ª edizione delle Giornate del Premio Luchetta, tre giorni di approfondimento e confronto sul giornalismo d’inchiesta e sul racconto delle ferite più urgenti del nostro tempo. L’ultima giornata al Teatro Miela sarà un percorso che intreccia tre temi cruciali: il ruolo della stampa nell’interpretare il presente, le responsabilità condivise attorno alla detenzione minorile e una delle crisi più ignorate del panorama internazionale, quella del Myanmar. La mattinata prende il via alle 10.45 con “Giornali e caffè”, la rassegna stampa curata da Marco Damilano, presidente della giuria del Premio Luchetta, che offrirà una lettura guidata dell’attualità e delle sue zone d’ombra, restituendo il senso di un giornalismo che ancora orienta, analizza e solleva domande scomode. A seguire, il panel “Cattiva gioventù o cattiva società?” aprirà un confronto diretto sul tema della detenzione minorile, mettendo in luce le fragilità di un sistema che spesso riflette le mancanze della società più che quelle dei singoli ragazzi. Con la partecipazione di Raffaella Calandra del Sole 24 Ore, vincitrice nella categoria Stampa italiana con l’inchiesta “Mai così tanti ragazzi in carcere, affollati anche gli istituti per minori”, Gaia Mombelli di Sky Tg24, finalista nella categoria Reportage con “La cattiva strada”, e Valeria Verdolini dell’associazione Antigone, il dialogo sarà moderato dalla giornalista Gioia Meloni e offrirà uno sguardo complesso sulle responsabilità collettive che accompagnano il disagio giovanile. A chiudere la giornata e l’intera edizione sarà il focus “Un Paese alla deriva: il Myanmar”, dedicato a una delle crisi umanitarie e politiche più drammatiche e meno raccontate degli ultimi anni. Daniele Bellocchio, reporter di InsideOver e Sky Tg24 Mondo, finalista con i lavori “Myanmar, la guerra civile dimenticata” e “Bombe sulle macerie”, dialogherà con Walter Skerk, giornalista e curatore della rubrica EstOvest del TGR. Insieme restituiranno la complessità di un Paese travolto dal conflitto, dalla persecuzione delle minoranze e da un silenzio internazionale che continua a pesare.
_____________________________________
Quanto alle sanzioni applicate a Francesca Albanese, e alle critiche avanzate al suo operato, la relatrice speciale si difende: «Accuse e critiche al mio lavoro sembrano provenire da persone che non lo conoscono, il resto è dileggio sfrontato, accuse molto gravi, diffamatorie. L’unica cosa che mi protegge è la solidarietà della gente, che è infinita. Potrei scrivere un trattato sulla misoginia diretta al mio operato, anche da parte delle istituzioni che dovrebbe esimersi da certo malcostume».
Favorevole al sostegno dell’impegno di giovani e studenti nei confronti del popolo palestinese anche Paolo De Stefani: «Con oltre 700 studenti del corso di Scienze politiche, relazioni internazionali e diritti umani siamo la facoltà italiana più numerosa. Spesso gli studenti sono stati stimolati dai rapporti di Francesca Albanese, che hanno tolto una buona dose di ipocrisia della diplomazia che nega i valori che difendono i diritti umani, espressione del diritto e del diritto internazionale».
Per info e aggiornamenti: www.premioluchetta.com – www.fondazioneluchetta.eu
—^—
In copertina, Francesca Albanese premiata da Daniela Luchetta a Trieste.

